Lontano dal bosco quel che basta per non saperne i sapori la gente si sussurra parole rincuoranti, parole che gelano il sangue in quella fredda domenica occupata da quel lento corteo funebre. Le vecchie paiono abituate da anni di addestramento, conoscono il rituale come una poesia detta senza cuore, ghignano e sforzano le mandibole. Gli uomini le seguono, vestiti di nero, vecchi coi baffi e bastoni, faticano e pensano al prossimo bicchiere di rosso. Il paese respira e palpita col ritmo lento dei loro passi, nessuna lacrima sulle guance, solo un fitto chiacchericcio, come di ossa frantumate con un mortaio, come pensieri soffocati dalle abitudini. Le alte montagne rifletteno un'ombra lunga che taglia il corteo con una linea distinta, luce ed ombra che permette di vedere tutte le tonalità del nero. Gli alberghi chiusi da anni perchè basta una vecchia strada chiusa ed una nuova aperta e il destino di un paese cambia come il giorno e la notte, sotto lo sguardo attento di Dio, immobile. Il bosco come una spugna assorbe i suoi suoni e lascia trapelare un fischio che pare uno scherzo, noioso e continuo, come dopo un rumore assordante, qualcosa nell'orecchio muore, e te lo fa capire. Dove sono finiti i soldi sognati dalle generazioni precedenti? Nel grande sabba del destino qualcuno ha acceso un grande fuoco ed ha bruciato tutti i sogni, e chi più sognava più aveva da bruciare, rendiamo grazie a Dio. Ora solo la ruggine delle inferriate e i balconi sempre chiusi parlano, ti raccontano di quanti villeggianti sono passati di là, quanti hanno scopato, quanti hanno pianto, tutta energia che rimane impregnando gli edifici, puzza di vita. Basta una strada vecchia chiusa e i giovani scappano via a cercare un modo meno dignitoso di morire, pensano di poter scappare ma la grande puttana che li ha partoriti li ha legati ad uno ad uno col cordone ombelicale, ne ha sotterrato le placente, ne ha rubato il destino. Chi è rimasto ora è al bar a parlare di cazzate. Il bosco soffia forte e alle volte avvelena il vino, e allora non si dorme. La televisione fa vedere il suo dominio, e gli ubriachi la guardano come fosse un safari, un safari seguito da stronzi. La televisione mostra la sua merce ma la gente vuole toccare l'oro l'incenso e la mirra, vuole risorgere , senza sapere in cosa. E dunque il bosco soffia e soffia, e solo allora si sentono appena appena i latrati di una ragazzina, sospesa tra due mondi. Le vecchie continuano la lenta marcia come un massaggio cardiaco alle strade deserte, oramai il sole è sceso e l'ombra si è mangiato tutto.
Il gioco I origini
Lontano dal bosco quel che basta per non saperne i sapori la gente si sussurra parole rincuoranti, parole che gelano il sangue in quella fredda domenica occupata da quel lento corteo funebre. Le vecchie paiono abituate da anni di addestramento, conoscono il rituale come una poesia detta senza cuore, ghignano e sforzano le mandibole. Gli uomini le seguono, vestiti di nero, vecchi coi baffi e bastoni, faticano e pensano al prossimo bicchiere di rosso. Il paese respira e palpita col ritmo lento dei loro passi, nessuna lacrima sulle guance, solo un fitto chiacchericcio, come di ossa frantumate con un mortaio, come pensieri soffocati dalle abitudini. Le alte montagne rifletteno un'ombra lunga che taglia il corteo con una linea distinta, luce ed ombra che permette di vedere tutte le tonalità del nero. Gli alberghi chiusi da anni perchè basta una vecchia strada chiusa ed una nuova aperta e il destino di un paese cambia come il giorno e la notte, sotto lo sguardo attento di Dio, immobile. Il bosco come una spugna assorbe i suoi suoni e lascia trapelare un fischio che pare uno scherzo, noioso e continuo, come dopo un rumore assordante, qualcosa nell'orecchio muore, e te lo fa capire. Dove sono finiti i soldi sognati dalle generazioni precedenti? Nel grande sabba del destino qualcuno ha acceso un grande fuoco ed ha bruciato tutti i sogni, e chi più sognava più aveva da bruciare, rendiamo grazie a Dio. Ora solo la ruggine delle inferriate e i balconi sempre chiusi parlano, ti raccontano di quanti villeggianti sono passati di là, quanti hanno scopato, quanti hanno pianto, tutta energia che rimane impregnando gli edifici, puzza di vita. Basta una strada vecchia chiusa e i giovani scappano via a cercare un modo meno dignitoso di morire, pensano di poter scappare ma la grande puttana che li ha partoriti li ha legati ad uno ad uno col cordone ombelicale, ne ha sotterrato le placente, ne ha rubato il destino. Chi è rimasto ora è al bar a parlare di cazzate. Il bosco soffia forte e alle volte avvelena il vino, e allora non si dorme. La televisione fa vedere il suo dominio, e gli ubriachi la guardano come fosse un safari, un safari seguito da stronzi. La televisione mostra la sua merce ma la gente vuole toccare l'oro l'incenso e la mirra, vuole risorgere , senza sapere in cosa. E dunque il bosco soffia e soffia, e solo allora si sentono appena appena i latrati di una ragazzina, sospesa tra due mondi. Le vecchie continuano la lenta marcia come un massaggio cardiaco alle strade deserte, oramai il sole è sceso e l'ombra si è mangiato tutto.
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
1 comment:
Bluttanz, é sempre piacevole leggere i tuoi testi e farsi ispirare dai tuoi comics critici e ben riusciti! Bela vedl!
Post a Comment